Interview

Intervista di Nicoletta Polliotto su comunicazionenellaristorazione

  1. Come sta evolvendo la ristorazione italiana in questo lungo periodo di crisi, dal vostro osservatorio? Quali le prospettive e le opportunità per questi comparti nell’immediato?

Noi non guardiamo a quello che c’è adesso. Lavorare sui trend e sull’innovazione significa identificare i segnali deboli di quello che verrà nel futuro, cercarlo molto spesso altrove e soprattutto nei territori liminali, quelli in cui gli universi si confondono, il pensiero apre nuove prospettive e dall’integrazione nasce il nuovo. E non su quello che è già mainstream. Ora se guardi i ristoranti a Roma sono quasi tutti vintage con cuscini di velluto color ottanio e offrono healthy-pleasure food.

A noi invece, ad esempio, interessa sapere che c’è un luogo a Copenaghen la VIPP PENCIL FACTORY, una vecchia fabbrica di matite, pensato da uno studio di design una specie di Supper Club, costruito sul tema dell’adattabilità del luogo all’esperienza. Dove si vendono mobili e si crea un’esperienza di ospitalità alternativa, che ospiterà chef a rotazione per creare dining experience molto intime. 

E che i molteplici usi di questo spazio ibrido consentono di creare engagement ed esperienze diverse a seconda del pubblico. E da qui nascono delle domande: come può il tuo brand o il tuo ristorante adattarsi al nuovo mondo fluido?

Oppure:
In Uk hanno inventato la WANDA BOX, un kit da pranzo esperienziale che contiene ingredienti, piatti, styling a tema e playlist musicale per ricreare un’esperienza culinaria nuova in casa. Ideati da uno chef, (nel caso della Wanda Box messicana lo chef è Merlin Labron-Johnson del ristorante Osip a Bruton, Somerset,) il kit include due bicchieri da cocktail, una ciotola in ceramica per la salsa, un piatto da torta, due tovaglioli di lino, un vaso con fiori secchi, un attaccapanni di alghe e una playlist di musica. 

Questo si inserisce nel trend che The Future Laboratory chiama EATERTAINMENT che valorizza il mangiare in casa trasformandolo in esperienza fuori dal comune come opportunità nata dalla pandemia. 

Anche qui come vedi è il pensiero che costruisce l’esperienza che fa la differenza. Mentre il coronavirus ha evidenziato i legami tra alimentazione e risposta immunitaria, ha anche creato spazio per l’imperfezione e il piacere, i lockdown in tutto il mondo hanno riaffermato il ruolo del cibo come cura di sé, e rito di routine.

Oppure: 
Il mondo del beauty sta iniziando a produrre food che fa bene alla pelle, o gli chef stanno lanciando la formula subscription: si vende un abbonamento annuale ad un ristorante e si mangia quando si vuole. Sono tutte prospettive diverse.Quindi se da una parte il movimento del FOOD-AS-MEDICINE non è più un trend ed entra nel mainstream e le persone utilizzano l’intelligenza artificiale per ottenere dati sul proprio corpo, sulla propria salute e alimentazione, dall’altra c’è un nostalgico ritorno al piacere ludico del cibo. E ad esempio si reinvestano i cibi di una volta in chiave contemporanea.

Quale ritenete essere stata la vostra personale risposta alla crisi? E quali risultati state ottenendo grazie ai vostri intenti e progetti? Raccontateci la vostra storia.

Ma per me la crisi è sempre un’opportunità, senza voler fare della facile retorica. Nel senso che la crisi ha creato delle accelerazioni nei processi, nei comportamenti, ma soprattutto nella tecnologia e nel modo in cui le persone si relazionano con essa. Ma soprattutto ha preso lo spazio domestico e lo ha ridisegnato come spazio
multifunzionale, ha dato ai luoghi della vita – casa, ufficio-ristorante-palestra una nuova dimensione “anfibia” (che sa vivere in mondi molto diversi-reale e digitale). 

Ha aperto la strada alla nuova ospitalità nel Metaverso, le rete di mondi virtuali immersivi e collaborativi dove si lavorerà, vivrà, comprerà, ci sarà chi affitterà una casa per un weekend o cercherà esperienze di piacere palatale unicamente digitali. 

E questo per una persona curiosa come me, che ama ricercare nuove connessioni e nuove aperture è come il giardino incantato. Ma non pensare che io sia attratta solo dalla dimensione digitale. Anzi Trend Alchemy nasce da una sorta di visione: mi avevano portato a incontrare un’azienda dove facevano magnifici videogiochi di Zombie che uscivano a combattere dalla terra e io mentre guardavo un trailer con la musica a palla, mi sono vista aprire un fioraio in Provenza. E ho pensato che avremo tempo di sperimentare realtà virtuale dopo che avremo compiuto 100 anni. Per ora godiamoci l’aria, la natura, la vita. E così ho trasformato il fioraio in Provenza in Trend Alchemy.

c. Trend Researcher: che ruolo è e come viene impostato il vostro lavoro? Strumenti, strategie, metodi!

In Trend Alchemy il lavoro lo imposto sempre io. Anche se collaboro con altre realtà o talenti che portano prospettive diverse, ad esempio antropologiche, psicologiche, interculturali, interpretazioni dei dati o studio delle tribù digitali. Ho accesso a una grande varietà di dati qualitativi e quantitativi che connetto fra loro e fra i quali cerco corrispondenze e nuove connessioni, in relazione al prodotto, servizio o mercato su cui sto lavorando. 

Nel farlo, uso creatività, strumenti e metodi che ho disegnato e che mi aiutano a capire quale territorio nuovo esplorare. Poi incrocio tutto questo con il brief del cliente e con le loro strategie, attraverso una serie di workshop. Mi metto in ascolto e cerco di capire quali territori aprire loro in modo che producano innovazione vera. E che possano diventare strategie sostenibili nel tempo.

I nostri prodotti sono Trend Report, Alchemic Workshop, Inspiration lunch, Consumer Trend Courses, Brand Strategy.

d. Quanto è importante il vostro lavoro nella definizione delle strategie di branding e di comunicazione delle imprese del food? Se ti va portaci qualche esempio/casi di studio?


Credo che sia molto importante comprendere a fondo il mondo in cui ci si muove, soprattutto capire dove sta andando, identificare i segnali deboli prima che diventeranno trend. È importante sapere come stanno cambiando i comportamenti: ad esempio se le persone decideranno di passare un weekend in un hotel del Metaverso questo sarà rilevante o no per un cliente tipo Airbnb? Se le persone cercheranno di intensificare la dining experience a casa questo avrà impatto sul mondo della ristorazione? Se il mondo dello snack si muove tutto verso il movimento FOOD- AS- MEDICINE come può un cliente che produce snack dolci ripensare la sua offerta?

Se il mondo contemporaneo diventa sempre più multiculturale è sufficiente mettere entro un menu una ricetta thailandese o messicana o possiamo inventare un nuovo modo di parlare ai consumatori fluidi? Questo può essere fondamentale per il mondo della ristorazione.

f. Parliamo di tecnologia. Quanto è importante per il vostro progetto? Quale il ruolo del digitale?

Ormai la tecnologia è una commodity per questo lavoro. Avere accesso alle piattaforme di dati, poter contattare milioni di consumatori e far loro una domanda in tempi brevissimi, avere un’intuizione osservando un segnale debole e poi verificare che questo esista in almeno tre mercati diversi e farlo in rete rende il nostro lavoro solido e veloce.

Viceversa sono molto più cauta nel considerare il digitale l’unico modo per farci conoscere, visto l’abbondanza di contenuti che dopo la pandemia “vendono” futuri possibili e probabili che rischiamo di essere una goccia in mezzo al mare. Vorrei che Trend Alchemy non fosse per tutti, ma solo per quelli che hanno una visione e vogliono veramente creare qualcosa di unico.

h. Valori importanti per il cliente sono sostenibilità e attenzione all’ambiente: quali la vostra filosofia e le vostre azioni nei confronti di questo tema impellente?

Sto in questi giorni scrivendo un articolo sui trend della sostenibilità del food, e sul food waste. Nessun brand può prescindere da questo tema, e non solo perché va di moda parlarne, ma perché bisogna ripensare la filiera di produzione, eliminare il packaging quando possibile, ridurre gli sprechi, rivedere la distribuzione. Ma soprattutto fertilizzare il pensiero collaborativo su questo tema.

i.A proposito di branding, nel nostro libro…. tu hai dato un contributo profondo su brand communication  e il valore della narrazione. Spoileriamo insieme il contenuto del tuo intervento?

Ogni brand deve saper raccontare una storia. E deve inventarne una fatta di memoria, sapori, ingredienti, profumi, consistenze, sensibilità, emozioni e sensazioni. Costruire un ristorante su un luogo, un servizio, un menu che non facciamo parte di una storia forte non funziona.

l. Dove possiamo incontrarvi o seguirvi?

Scrivendo a patrizia@trendalchemy.com

l.  consigli e auguri per i ristoratori

Cercate di essere aperti ad immaginare un mondo nuovo.