Climatarian Diets: mangeremo pensando al clima prima di tutto?

Da un po’ di tempo tutti i giovedì ordiniamo frutta biologica in ufficio, gli amici iniziano a coltivare orti urbani, abbiamo adottato l’alveare della regina Ginevra in Sardegna e aspettiamo il suo miele a settembre, abbiamo cambiato il modo di pensare al cibo. Facciamo fatica a comprare frutta e verdura in vaschette di polistirolo, e ci facciamo nuove domande: come possiamo noi, nel nostro piccolo, cambiare qualcosa? Dopo la pandemia il pensiero del clima, della salute, del cibo che fa anche da medicina è entrato nella nostra testa in modo permanente e anche nel mainstream.

Sei anni fa dopo aver presentato i trend sul food e benessere animale, in cui dicevo che il 30% dei giovani americani stava diventando vegetariano e che nell’arco di una generazione lo sarebbero stati anche tutti i loro figli, il presidente di un grande brand che produce carne mi chiese: “se fosse in me cosa farebbe? “ “Inizierei a pensare alle alternative alla carne, a mettere su un osservatorio con i giovani, a pensare a come diminuire l’impatto degli allevamenti intesivi sull’ambiente” risposi, ma l’industria in realtà non era ancora pronta. Il terreno non era ancora veramente fertile. Poi qualche mese fa scoppia la guerra in Ucraina e di colpo iniziamo a pensare cose tipo: ma dobbiamo fare scorta? Ma se scoppia una guerra nucleare non potremo mangiare niente di fresco come era successo al momento di Chernobyl? E come fare a conservare il cibo?

E lì ho pensato: se in questo momento facessi consulenza ad un brand di food cosa direi? Probabilmente di iniziare a pensare a cibo nutriente, sano a lunghissima conservazione, che unisca il buono e il sano ma anche il piacere, l’indulgenza. Che abbia un packaging che conservi il sapore nel tempo e che sia buono con il pianeta. Cibo gustosissimo per astronauti o speleologi che passeranno anni in una caverna? In un mondo che sta cambiando troppo velocemente, bisogna sempre immaginare scenari nuovi ed essere pronti a cambiare prospettiva. Per vivere bene e anche solo sopravvivere. Nell’ultimo secolo il cibo è diventato merce. Tutto il resto, il valore culturale, sociale, ambientale e politico del mangiare e del bere è stato in gran parte ignorato nel perseguire solo la logica del profitto. Adesso tanto sta cambiando.

“ Global brands, producers and marketers are required to rectify the vast, negative impacts of their production, exploring how the less impactful solutions of old can be enhanced through technology.”Martin Raymond, co-founder, The Future Laboratory

Oggi gli Early Adopter scelgono di seguire diete a base vegetale che abbiano un basso impatto sul clima. Parliamo di Climatarian Diets, al centro delle quali sarà la capacità di una persona di monitorare e confrontare le abitudini alimentari climaticamente positive e compensare il carbonio generato dal loro stile di vita. 

Prendiamo ad esempio i vini Terre dei Buth: il concetto di Climatarian Diet sta nell’idea di prodotto, nella promessa di brand e nel suo posizionamento. Si potrebbe pensare che qualsiasi vino sia adatto ai vegani, ma, in realtà alcuni usano la cera d’api per sigillare le bottiglie o i tappi agglomerati che utilizzano colle a base di latte. 
Terre dei Buth è vegano in tutto. Sostenibile e genuino, con una brand identity che parla alle generazioni che decidono di abbandonare il rumore della città alla ricerca di uno stile di vita più libero e naturale. In linea con i trend di adesso. 

Mentre i governi e i brand lavorano per aiutare le persone a ridurre le loro impronte di carbonio, ci sarà l’opportunità di premiare chi si impegna quotidianamente a contribuire alla cura del pianeta. In Finlandia, poco a nord di Helsinki, la città di Lahti ha sviluppato un’app per monitorare le emissioni di carbonio dei residenti locali in base al fatto che si muovano in auto, con i mezzi pubblici, in bicicletta o a piedi. I residenti che offrono volontariamente le loro informazioni nell’app CitiCAP ricevono una quota di carbonio per la settimana. Ottengono “euro virtuali” da spendere per cose come biglietti dell’autobus, luci per biciclette, ingressi in piscina o colazione al bar. L’obiettivo più ampio del progetto è quello di sviluppare un nuovo metodo per incoraggiare comportamenti più sostenibili, utilizzando un sistema di “scambio di carbonio personale” che altre città possano copiare.

Tornando al cibo app come Eaternity e Evocco vanno nella stessa direzione. Manuel Klarmann fondatore di Eaternity dice: 

“What we’re doing with Eaternity and these measurements on CO2 is providing a way for our society, on a rational basis, to get one little step closer to sanity—to come into contact with this topic on a level that’s not discharging your belief system; it’s just giving the incentive to learn more. This is not about being in the emotional part of your brain; it’s aiming for the side where you can say, okay, we can analyze a fact and look at it. That’s why at Eaternity, we make climate-friendly meals, and that’s why we calculate the emissions and resource footprints for meals. And we want to speak to everyone in the world.

eaternity.org/about/ 

Naturalmente c’è chi nega il cambiamento climatico anche di fronte all’evidenza e non s’interesserà mai a un messaggio sulla Co2, ma sempre più spesso le conversazioni abbracciano questo tema e di conseguenza i brand devono tenerne conto. Nel febbraio 2019 il team lancia l’Eaternity score che serve a comunicare ai consumatori l’impatto sull’ambiente dei prodotti alimentari. 

L’app Evocco consente di calcolare il carbon footprint score dei prodotti in vendita semplicemente fotografando il prodotto. 

Una serie di start-up di tecnologie alimentari sta creando proteine alternative, carbon-consciuos. L’alternativa proteica di Solar Foods, Solein è realizzata combinando energia rinnovabile, aria e acqua con batteri, ed è già stata utilizzata per realizzare 20 prodotti diversi. La soleina è costituita per il 65-70 % da proteine, per il 5-8 % da grassi (principalmente grassi insaturi), per il 10-15 % da fibre alimentari e per il 3-5 % da sostanze nutritive minerali. La composizione in macronutrienti delle cellule è molto simile a quella della soia o delle alghe essiccate. Solein è fonte di ferro, fibre, vitamine del gruppo B e vitamina A sotto forma di beta-carotene, che le conferisce anche il colore arancio.

 Mentre le proteine si trovano sia negli alimenti di origine vegetale che in quelli di origine animale, le proteine commestibili non sono tutte uguali. Sono costituiti da diverse combinazioni di amminoacidi e sono caratterizzati dal rapporto di aminoacidi essenziali che hanno. La Soleina contiene tutti i nove aminoacidi essenziali richiesti dal corpo umano. https://solarfoods.com/solein/